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Il cinema muto come non lo avete mai visto o sentito! La collaborazione con gli americani di  Back To Life ci permette di continuare sulla strada iniziata nel 1999 alla riscoperta dei capolavori dimenticati del cinema delle origini. I film restaurati con l'apporto dell'intelligenza artificiale possono così essere ulteriormente arricchiti da nuove colonne sonore magari anche in surround  5.1 ed editate su Dvd - Bluray dove nel menù si possono selezionare le diverse colonne sonore come generalmente si fa con le lingue ottenendo, così, un'esperienza di fruizione dell'opera anche completamente differenze in base alla colonna sonora scelta. 

Rimusicazioni Film Festival

The sound of the silent age
DAL 1999 NUOVE COLONNE SONORE PER IL CINEMA DELL'EPOCA DEL MUTO

Siamo l'unico festival al mondo dedicato al cinema muto che ha il suo focus non tanto nei cineconcerti, quanto nella creazione di un archivio di colonne sonore che vengono giudicate in funzione del film a cui sono "attaccate".

Ripartiamo da dove il cosiddetto "cinema muto" è finito. Ripartiamo dal dare voce ad un cinema che in realtà veramente muto non è mai stato.  I film della cosiddetta "epoca del muto" dopo le prime proiezioni presentate in pompa magna magari con grandi orchestre, male che andava, venivano circuitati nelle sale di campagna accompagnate da un pianista che improvvisava degli standard e che aveva proprio la funzione di non abbandonare la pellicola alla sala colma di un pubblico rumoroso. 

Il problema è che al tempo la colonna sonora incisa sulla pellicola ancora non esisteva e molte delle colonne sonore si sono andate perdute.

Nel 1998 quasi per gioco ci siamo divertiti a montare le musiche dei CCCP e dei CSI sul film Ottobre di Eisentein ed abbiamo avuto l'impressione, con nostra somma meraviglia,  che queste due storiche band della scena musicale alternativa italiana avessero in mente proprio le sequenze del film. Di qui l'idea del festival, di condividere con altri questa esperienza, che ha una doppia funzione: la riflessione sulla materia filmica che interagendo con la musica cambia di senso ed il recupero di vecchi film che il pubblico non è abituato a guardare anche perché mancano di una colonna sonora moderna.

Il concorso è aperto a tutti. Le colonne sonore proposte possono essere didascaliche, dissacranti, classiche, rock. Sono accettate anche colonne sonore prive di musica. È accettato il doppiaggio. 

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concorso

Il concorso rimane il focus centrale del Rimusicazioni Film Festival. 

Ridiamo voce al cinema muto.

I film finalisti del concorso verranno proiettati in sala a Bolzano.

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cineconcerti

Un cineconcerto è uno spettacolo artistico che sta a metà strada tra la proiezione di un film e un normale concerto. Lo spettatore si trova nella condizione di spostare l'attenzione di volta il volta dal palco all'immagine filmica. Un cineconcerto non è una proiezione cinematografica, non è un concerto, ma un'istallazione artistica nuova e diversa.

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produzioni

Negli anni abbiamo prodotto vari dvd con multi colonna sonora selezionabile.

Lo spettatore invece  che selezionare la lingua del doppiaggio seleziona una diversa colonna sonora. Ogni volta che lo fa può cambiare radicalmente l'esperienza della fruizione del film.

HK21 -2023/24

Finalmente, dopo le varie vicissitudini, tra cui  un cambio di direttori artistici  e un'emergenza pandemica, riprende riprende il Rimusicazioni Film Festival. Ripartiamo a pieno regime con concorso, cineconcerti e produzioni. 

Presto tutti gli aggiornamenti.

Cinema Muto VS Nuove Colonne Sonore

Una trentina di anni fa, il 12 maggio 1986, fa la sua ricomparsa nelle sale cinematografiche il film Metropolis di Fritz Lang. Per l’occasione la pellicola subisce diversi restyling, tra cui la coloritura, l’aggiunta di effetti speciali e di didascalie. Ma il più sostanziale dei rimaneggiamenti è senz’altro la sostituzione della musica originale, composta a suo tempo da Gottfried Huppertz, con una nuova colonna sonora in stile synth-rock firmata da Giorgio Moroder e da altre star del pop tra cui Freddy Mercury, Bonnie Tyler e Adam Ant. Thomas Elsaesser, nel suo volume dedicato a Metropolis, definisce la versione di Moroder come “qualcosa a cavallo tra un remake e una appropriazione post-moderna”. Ecco, l’idea di appropriazione post-moderna delle pellicole del cinema muto può forse aiutarci a cogliere il senso della prassi della “rimusicazione cinematografica”, nella sua doppia forma di evento live e di progetto audiovisivo.Negli ultimi anni un numero sempre maggiore di compositori e musicisti si dedica a una forma di spettacolo, mutuata dal passato recente, che in Francia viene detta cineconcert e in Italia con il neologismo rimusicazione. Come suggerisce il termine francese, esso nasce dall’unione di due arti, il cinema e la musica, e fa in genere riferimento alla consolidata prassi, in uso durante i primi trenta anni della storia del cinema, di accompagnare le proiezioni con una colonna sonora eseguita dal vivo.

Difatti, i film realizzati fino alla fine degli anni ’20, sono definiti muti proprio perché, per le note limitazioni tecniche, essi nascevano privi dei dialoghi. A questi si suppliva con una recitazione “espressivo-enfatica” e/o con didascalie che servivano a chiarire gli snodi narrativi più importanti della pellicola.

cinema di quei lontani anni.

Ai giorni nostri il cinema muto rappresenta un importantissimo capitolo della storia del cinema, oggetto d’interesse e di ricerca per studiosi e impegnati a tracciarne una mappa esatta e a elaborare una storia sempre più completa della settima arte.

Man mano che l’interesse degli studiosi si è appuntato sulla silent era, in molti paesi sono sorti festival, convegni e iniziative che si occupano di inquadrare storicamente e criticamente, restaurare e riproporre al pubblico le pellicole del muto. Ad esempio, in Italia Il Cinema Ritrovato di Bologna e Le giornate del cinema muto di Pordenone compiono uno straordinario lavoro di recupero e di divulgazione che consente di arricchire e puntualizzare le nostre conoscenze sul cinema di quei lontani anni.

In questi festival in genere le proiezioni sono valorizzate con l’accompagnamento musicale dal vivo delle partiture originali, ma se, come spesso accade, uno spartito non esiste, allora entra in scena un pianista che improvvisa o una formazione musicale che interpreta le immagini con nuove musiche composte per l’occasione. I musicisti, in genere pianisti, chiamati a realizzare questi accompagnamenti sono ottimi professionisti specializzati in questo particolare modo di suonare e sanno improvvisare (comporre istantaneamente?) gradevolmente, assecondando il flusso delle immagini con stile garbato, nel rispetto del presunto linguaggio musicale in voga a quei tempi, e dunque mantenendo il commento sonoro entro limiti stilistici che tendenzialmente escludono modernisti, radicalismi e stravaganze sonore varie.

Questi raffinati commenti sonori mettono a proprio agio l’appassionato e lo studioso di cinema, perché sono trasparenti, innocui, perché non producono fratture nella narrazione e non distolgono l’attenzione dalla pellicola: la musica dice, ma non troppo. Si tende a definire questo approccio sonoro come “filologico”, ove il termine sottintende uno stile non troppo distante da ciò che - presumibilmente - avrebbe suonato un pianista ai tempi. Una modalità che, nell’intento di non interferire in modo eccessivo con il senso originale della pellicola, propone musiche di accompagnamento cinematografico tratte da una rassicurante dimensione storicizzata, in che relazione si pone rispetto alla prassi di “appropriazione musicale” (post-moderna) sostenuta da Thomas Elsaesser e praticata da molti compositori?

Torniamo a Metropolis di Giorgio Moroder. Per quanto possa apparire stilisticamente lontano e controverso nel risultato cui giunge, il commento musicale non si accontenta di accarezzare ed assecondare le immagini: le graffia, le forza, interferisce con esse e le illumina da un punto di vista nuovo. Introducendo sonorità elettroniche e modalità di sviluppo musicale decisamente antistoriche, Moroder allarga il discorso e cortocircuita il senso delle immagini. Il compositore, nel mancato incontro con il regista, rilegge la sua opera a posteriori con i suoi occhi e la sua sensibilità. E, in assenza di un confronto diretto con quest’ultimo, la riscrive e ne ricompone il senso, si potrebbe dire arbitrariamente.

Tra le iniziative che concentrano la loro attenzione sul rapporto tra cinema e musica, Rimusicazioni Film Festival da anni lavora su questo applicando una formula molto aperta, allo scopo di raccogliere e dare visibilità al maggior numero possibile di creazioni di nuove colonne sonore per il muto. Qui si ritiene che, ogniqualvolta un film sia giunto ai giorni nostri privo della sua partitura originale, la sua rimusicazione si traduca necessariamente in un esperimento, in un’interpretazione non autorizzata dal regista e quindi, sostanzialmente, arbitraria. Proprio la circostanza che il regista non esprima nessuna opinione in merito alla musica ci autorizza a pensare che ciò possa valere anche per i commenti sonori cosiddetti filologici e rispettosi delle prassi del tempo. Così, Il nostro festival si muove all’interno di uno spazio di libertà espressiva, a tutto vantaggio della creatività, che vorremmo assoluta. Per questo motivo il concorso non pone limiti di tipo stilistico alla musica, anzi, la libertà degli autori partecipanti è totale. Ciascuno deciderà se commentare le immagini con musica, suoni, rumori o altro, se assumere un’impostazione filologica o didascalica piuttosto che dissacrante o modernista.

LA PRASSI DELLA RIMUSICAZIONE DEL REPERTORIO DEL CINEMA MUTO TRA FILOLOGIA E LIBERA CREATIVITÀ

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